9.12.2006

In mostra a Camerino una serie di splendide sculture in legno rimaste per secoli in pievi, conventi e santuari dell’Appennino fino al 5 novembre

L’arte a Camerino è stata più spesso rappresentata dalla sua scuola pittorica, che tra Gotico e Rinascimento produsse artisti come Arcangelo di Cola e Giovanni Angelo d’Antonio, o come Giovanni Boccati, per non citare che alcuni dei nomi più noti. Non era invece finora emersa degnamente la presenza della scultura, che dovette giocare un ruolo di primo piano, come dimostrano le testimonianze ancora presenti in città e nel suo territorio.

Con una straordinaria rassegna di scultura lignea, Camerino propone, dopo la grande mostra del 2002 sulla pittura del Quattrocento, una nuova esposizione sulla sorprendente produzione artistica del suo Rinascimento. Le cinquanta opere raccolte per l’occasione, provenienti da piccoli centri sparsi lungo la dorsale appenninica tra Marche e Umbria, sono presentate per la prima volta in una mostra che restituisce i profili di alcuni maestri del legno e cerca di far luce su una pagina di storia dell’arte ancora da indagare e valorizzare.

Curata da Maria Giannatiempo Lopez e Raffaele Casciaro, l’esposizione è il punto d’arrivo di un lungo lavoro di ricerca protrattosi per un decennio a partire dallo studio di un nucleo di opere avviato in occasione del loro restauro, a cura della Soprintendenza per le Marche. Si è così arrivati a mettere a fuoco figure di artisti, identificare modi e ambiti di botteghe, collegare nuclei di sculture, soprattutto a recuperare un’idea di territorio risalendo dagli attuali confini regionali alle antiche circoscrizioni politiche ed ecclesiastiche. Con opere che provengono dalla Marca di Camerino come dall’Umbria della Valnerina, l’esposizione mette in evidenza l’unità culturale-figurativa tra aree che, pur separate dalla dorsale appenninica, si rivelano in realtà congiunte da un comune linguaggio artistico.

Le sculture in mostra sono per la maggior parte sconosciute al grande pubblico anche perché rimaste nelle collocazioni d’origine, chiese di campagna, oratori, conventi di clausura, luoghi in genere lontani dai consueti circuiti turistici.
Uniche eccezioni all’oblio in cui erano cadute queste opere sono la veneratissima Madonna col Bambino già nel Santuario di Macereto e oggi nel Museo di Visso e il monumentale gruppo dell’Arcangelo Raffaele con Tobiolo dalla chiesa di S. Agostino a Cascia, oggi nel locale Museo civico.

La Madonna col Bambino conservata nel grandioso santuario di Macereto, al centro di una diffusa e intensa devozione, impone un altro prototipo agli scultori del legno operosi in questo territorio a cavallo tra Marche e Umbria
Oggi come allora il santuario sorge su di un pianoro tra le montagne, in mezzo a boschi e pascoli, ma il silenzio e la solitudine di oggi fanno dimenticare che un tempo il luogo era frequentato da migliaia di pellegrini, lungo una delle principali vie della transumanza. Quasi a metà strada tra Assisi e Loreto, Macereto era uno dei principali luoghi di devozione dell’Appennino. Allo stesso modo in cui si parla della Madonna di Loreto si può parlare della Madonna di Macereto, un simulacro che diventa un soggetto iconografico, una scultura che verrà riprodotta in numerose repliche.
Il culto per la Madonna di Macereto ha origini trecentesche. Una statua della Vergine col Bambino che dalla Toscana viaggiava verso l’Abruzzo si arrestò sull’altopiano perché i buoi che la trasportavano si rifiutavano di proseguire. Il fatto, interpretato come miracolo, indusse la popolazione dei dintorni a trattenere l’opera e a erigerle intorno un sacello. Nel secondo Quattrocento, e in particolare negli anni settanta di quel secolo, si intensificarono doni e pellegrinaggi verso Macereto e fu probabilmente in questo momento che si decise di commissionare un nuovo simulacro che sostituisse quello più antico in forme più adatte alla nuova sensibilità del Rinascimento.

Non è documentata l’identità del maestro che eseguì l’immagine, né si risale ad una data certa. Ma i caratteri stilistici dell’opera la avvicinano ad altri capolavori sparsi nel territorio appenninico tra Marche e Umbria.
Tra tutti si impone per la monumentalità e l’altissima qualità esecutiva l’Arcangelo Raffaele con Tobiolo del Museo di Cascia, un tempo nella locale chiesa degli Agostiniani, dove era collocato al centro di un importante altare, che recava la data del 1496, entro la quale la scultura era già stata sicuramente eseguita. Il soggetto, abbastanza frequente nel secondo Quattrocento e oggi quasi del tutto dimenticato, era venerato come protettore dei viaggiatori e come guaritore; l’ampolla che l’Angelo regge nella destra contiene le viscere del pesce che guariranno il padre di Tobiolo dalla sua infermità. I volti, la luminosa policromia, lo stile e la tecnica dell’intaglio sono simili a quelli della Madonna di Macereto.

L’Arcangelo - una delle più belle sculture del Quattrocento che si conservino nel territorio appenninico - è noto agli studi, ma finora non era mai stato persuasivamente attribuito; la Madonna, la cui immagine è molto diffusa nelle Marche, è diventata di recente il pezzo che ha dato il nome al ‘Maestro della Madonna di Macereto’, intorno al quale la mostra indaga e propone un catalogo.

Suggestive analogie formali mettono in rapporto l’Arcangelo con il San Sebastiano, opera documentata di Domenico Indivini (1445 ca. - 1501), noto intagliatore, intarsiatore e scultore del legno la cui bottega era insediata a San Severino, una delle piccole capitali artistiche del Quattrocento italiano. Il raggio d’azione dell’Indivini toccava la vicina Camerino, cuore della signoria dei da Varano, ma si estendeva fino a Jesi, all’Ascolano e ad Assisi, dove si conserva nella Basilica Superiore di San Francesco il suo magnifico coro intarsiato, finito nel 1492.

Il recentissimo restauro dell’Arcangelo - condotto a Milano in occasione della mostra - ha permesso di acquisire nuovi elementi di studio che portano ad avvicinare, se non ancora a identificare, l’autore con Domenico Indivini di cui è ben nota la stupefacente qualità esecutiva. Di questo grande artista del legno sono presenti in mostra due opere documentate tra cui la bella statua del citato San Sebastiano, che ancora si conserva in una chiesa di San Sanseverino, e gli stalli del coro delle Clarisse di Camerino. È in mostra anche un pezzo attribuibile all‘Indivini, il cosiddetto Bambinello della Beata Battista, riscoperto casualmente durante un sopralluogo presso il Monastero di Santa Chiara a Camerino, rivelatosi con il restauro una delle opere più rappresentative della scultura lignea camerte del Rinascimento.

Del catalogo del ‘Maestro della Madonna di Macereto’ sono in mostra diverse sculture, dalla Madonna eponima all’estatica Santa Lucia dalla meravigliosa policromia, gli occhi sul piatto e il collo trafitto da un pugnale, quasi un elegante orpello che si aggiunge al fasto mondano della sua veste da principessa, ornata da veri nastri di tessuto applicati al legno..


Vengono poi le opere che si possono riferire agli allievi o seguaci dell’Indivini. Da ricerche d’archivio, condotte per la mostra, è emersa la figura di Lucantonio di Giovanni da Camerino, attivo almeno dal 1485 al 1520, che eseguì per certo una statua di San Rocco, ancora oggi nella Basilica di San Venanzio, ed è forse l’autore di una Santa Caterina, una scultura fresca di restauro e mai studiata fino ad oggi, trovata in una nicchia all’interno di una chiesa nel sobborgo delle Caselle di Camerino.

Allievo ed almeno in parte erede della bottega di Domenico Indivini è Sebastiano d’Appenino, autore probabilmente di una serie di raffinate figure di san Sebastiano e del magnifico Crocifisso del Museo di Ascoli Piceno esposto in mostra insieme a quello della chiesa di Santa Croce a Macerata.

Intorno alle opere di questi e altri maestri lignei, sono esposti argenti e rami sbalzati, terracotte e sculture in pietra, tavole e disegni di importanti pittori come Cola dell’Amatrice, Lorenzo d’Alessandro e Francesco Botticini. Questi pezzi, insieme a documenti d’archivio, illustrano sia l’ambiente nel quale operarono i maestri marchigiani del legno sia i possibili rapporti di questi scultori con l’arte toscana e quella veneta.
Importanti i prestiti: da Firenze (Museo del Bargello, Opera di Santa Maria del Fiore, Collezione Corsini) dal Vittoriale di Gardone Riviera (un San Sebastiano della collezione di Gabriele D’Annunzio), dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, oltre che da importanti collezioni private, come quella dei Leopardi di Recanati. Ma in mostra è presente soprattutto il territorio della signoria dei da Varano e dell’antica diocesi di Camerino fino a Visso, Cascia, Norcia, non solo per le numerose opere prestate ma anche per gli itinerari collegati, che invitano alla scoperta dei luoghi di grande suggestione da cui provengono le sculture esposte.

La fitta presenza nella città e in tutto il territorio di Camerino di sculture in legno di questi maestri e di loro allievi, collaboratori o semplici imitatori ci mette di fronte a un patrimonio ancora eccezionalmente conservato e, a dispetto di terremoti, furti e dispersioni, ancora tenacemente legato ai luoghi d’origine. Piccole cappelle, chiese urbane e di campagna, oppure la rete dei musei del territorio hanno consegnato un insieme che stupisce per la compattezza e per la coerenza della civiltà artistica che esprime.
Il Museo Diocesano di Camerino, seconda sede della mostra, con il suo nucleo di opere variamente attribuibili ai maestri che abbiamo rievocato, rappresenta un tassello importante del percorso, oltre che un invito ad esplorare i luoghi dove ancora si conservano, appartate e sconosciute, alcune delle pagine più emozionanti di questo “Rinascimento scolpito”.

La mostra di Camerino - come quella di San Severino su Bernardino di Mariotto (26 marzo/31 agosto) - arricchisce l’offerta di turismo culturale delle Marche che quest’anno prevede l’evento espositivo su Gentile da Fabriano (20 aprile .

La mostra è promossa da
Comune di Camerino
Regione Marche – Assessorato ai beni e alle attività culturali
Provincia di Macerata
Soprintendenza per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico per le Marche
Soprintendenza per i beni architettonici, per il paesaggio e per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico dell’Umbria
Arcidiocesi Camerino-San Severino Marche
Pinacoteca e Museo civici, Polo museale Università di Camerino

Con il contributo di
Università di Camerino
Banca delle Marche
Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata
Associazione culturale “Sala delle Asse” Milano
Università di Lecce


In collaborazione con
Comunità Montana di Camerino
Università di Macerata
Sistema museale Provincia di Macerata

La mostra
Orario
Maggio e Giugno - Ottobre e Novembre da martedì a domenica 10-13; 16-19
Luglio, Agosto e Settembre tutti i giorni 10-19

Biglietto
Intero euro 6.00
Ridotto euro 5,00
Ridotto Speciale unico con Museo diocesano euro 7,00
Itinerari nel territorio e Visite guidate su prenotazione
Servizio didattico per scuole e gruppi, su prenotazione dal 1° settembre

Catalogo
Silvana Editoriale

Video
LAND Comunicazioni

Ufficio Stampa
LAND Comunicazioni: 06 39727352 - Maria Teresa Tringali 339 8441816
Comune di Camerino: Michela Avi 328 4757491

Prenotazioni e informazioni
0737 402309; fax 0734 402311; musei.civici@unicam.it
www.cultura.marche.it

Informazioni logistiche
Ufficio IAT ProCamerino 0737 632534; proloco@camerino.sinp.net

per ulteriori informazioni ed immagini consultare il sito
http://rinascimentoscolpitocamerino.unicam.it