Argenti di Calabria. Testimonianze meridionali dal XV al XIX secolo
Argenti di Calabria-Testimonianze meridionali dal XV al XIX secolo- Cosenza, Palazzo Arnone - é una prima assoluta.
Organizzata dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Calabria e curata dal Soprintendente Salvatore Abita, la mostra ripercorre la storia degli argenti sacri di Calabria tra XV e XIX secolo e dá conto delle molte e differenti declinazioni di quest´arte, a torto ritenuta "minore", a tutt´oggi ancora poco studiata, confinata al massimo nell´ambito degli interessi specialistici.
Centottanta le opere esposte. Nate in terra di Calabria o altrove, tutte enigmatiche e affascinanti, frammenti speciali carichi di storia secolare a narrare di artefici straordinari e di committenti raffinati.
Opere giá conosciute, altre inedite e rivelate grazie a recenti scoperte, o poco note al pubblico perché conservate gelosamente in vecchi armadi di sacrestia.
Un significativo percorso nel sacro che si dipana attraverso croci, ostensori, calici, reliquiari, pissidi, mante, ferule vescovili, turiboli, cartegloria, tronetti, busti e sontuose statue: capolavori dell´ingentissimo patrimonio delle diocesi della Calabria, testimonianze di recuperati nessi storici e di quella peculiare e stratificata identitá culturale plurale della regione.
La mostra Argenti di Calabria si apre con una serie di splendide croci quattrocentesche, alcune delle quali, come ormai gli studi piú recenti sull´argenteria del Regno tendono a confermare, sicuramente eseguite da argentieri locali su modelli formali elaborati e diffusi a Napoli, non senza l´apporto significativo delle officine d´Abruzzo e ancora di Lucania, Puglia e Calabria.
Segue un´opera dal forte impatto emotivo e visivo, lo stupendo Calice d´oro della Cattedrale di Cosenza, di argentiere spagnolo, che, com´é noto, fa coppia con la base della Stauroteca: entrambe rivelano la comune matrice stilistica che sintetizza il ricco e variegato intreccio della Napoli di etá aragonese.
Vanno segnalati ancora, nel percorso dedicato al XV secolo, i ricci di bacolo pastorale di Tropea e di Reggio Calabria.
Quest´ultimo di straordinario interesse perché reca impressi il nome del committente - l´arcivescovo di Reggio Antonius De Riccius, che resse la diocesi dal 1453 al 1490 - e il punzone camerale di Napoli.
Di provenienza probabilmente romana la Sfera Greca di Rossano Calabro, dono del cardinale Bernardino Löpez de Carvajal, arcivescovo commendatario di Rossano dal 1508 al 1511.
La Calabria custodisce un consistente e pregevole insieme di busti e sculture del XVI secolo di ambito siciliano e napoletano. In mostra, letteralmente sottratto alla polverosa dimenticanza, il busto raffigurante San Gregorio Nazianzeno del Tesoro dell´Arcivescovado di Cosenza datato alla seconda metá del secolo.
Nel percorso espositivo mancano, purtroppo, alcuni tra i piú significativi esemplari della statuaria cinquecentesca perché tenacemente "protetti" dalla devozione locale: il San Vitaliano di Catanzaro e il celeberrimo busto reliquiario di San Bruno della Certosa di Serra San Bruno che, dopo vari e interessanti tentativi di lettura critica, é ritenuta opera di argentiere napoletano realizzata nel 1516, anno della traslazione delle ritrovate reliquie dalla Calabria a Napoli e del loro parziale ritorno.
Per il Seicento la ricerca condotta sul territorio ha tratto dall´oblio manufatti di grande interesse, giungendo a individuare una " scuola argentaria " di tutto rispetto a Castrovillari: la bottega orafa di Bernardino e Giuseppe Conte, documentata in mostra con opere che vanno dal 1607 al 1677.
Delineata criticamente e storicamente da Biagio Cappelli, l´attivitá argentaria dei Conte, pietra miliare per l´attribuzione di molta suppellettile secentesca di Calabria, allo stato attuale degli studi é nota principalmente a livello locale, ma niente esclude, considerando la dislocazione territoriale del centro in cui si svolse, che possa aver varcato i confini dell´attuale divisione politica delle regioni.
Cospicua e sontuosa la statuaria del Settecento in mostra con opere dei piú prestigiosi argentieri napoletani: da Gaetano e Nicola Avellino che nel 1738 punzonano la Santa Domenica di Tropea, a Nicola De Blasio che nei successivi anni quaranta realizza il busto di San Nicola di Mileto, da Filippo Del Giudice che esegue nel 1765 il San Nicola di San Marco Argentano, a Salvatore Franco e Gaetano Dattilo che realizzano nel 1772 la bellissima Assunta di Gerace. Il percorso si conclude con la quasi neoclassica Sant ´ Anastasia di Santa Severina del 1792 che si ritiene opera di Luca Baccaro o della sua bottega. Promosso da:
Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Calabria
Data Inizio: 01/12/2006
Data Fine: 22/04/2007
Prenotazione: Facoltativa
Prenotazione telefonica: 0984795639 int.118
Città: Cosenza
Luogo: Palazzo Arnone
Indirizzo: via Gian Vincenzo Gravina
Provincia: Cosenza
Regione: Calabria
Orario: Inaugurazione: venerdì 1 dicembre 2006 - ore 17,30
Telefono: 0984795639
Fax: 098471246
E-mail: mostre@articalabria.it
Organizzata dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Calabria e curata dal Soprintendente Salvatore Abita, la mostra ripercorre la storia degli argenti sacri di Calabria tra XV e XIX secolo e dá conto delle molte e differenti declinazioni di quest´arte, a torto ritenuta "minore", a tutt´oggi ancora poco studiata, confinata al massimo nell´ambito degli interessi specialistici.
Centottanta le opere esposte. Nate in terra di Calabria o altrove, tutte enigmatiche e affascinanti, frammenti speciali carichi di storia secolare a narrare di artefici straordinari e di committenti raffinati.
Opere giá conosciute, altre inedite e rivelate grazie a recenti scoperte, o poco note al pubblico perché conservate gelosamente in vecchi armadi di sacrestia.
Un significativo percorso nel sacro che si dipana attraverso croci, ostensori, calici, reliquiari, pissidi, mante, ferule vescovili, turiboli, cartegloria, tronetti, busti e sontuose statue: capolavori dell´ingentissimo patrimonio delle diocesi della Calabria, testimonianze di recuperati nessi storici e di quella peculiare e stratificata identitá culturale plurale della regione.
La mostra Argenti di Calabria si apre con una serie di splendide croci quattrocentesche, alcune delle quali, come ormai gli studi piú recenti sull´argenteria del Regno tendono a confermare, sicuramente eseguite da argentieri locali su modelli formali elaborati e diffusi a Napoli, non senza l´apporto significativo delle officine d´Abruzzo e ancora di Lucania, Puglia e Calabria.
Segue un´opera dal forte impatto emotivo e visivo, lo stupendo Calice d´oro della Cattedrale di Cosenza, di argentiere spagnolo, che, com´é noto, fa coppia con la base della Stauroteca: entrambe rivelano la comune matrice stilistica che sintetizza il ricco e variegato intreccio della Napoli di etá aragonese.
Vanno segnalati ancora, nel percorso dedicato al XV secolo, i ricci di bacolo pastorale di Tropea e di Reggio Calabria.
Quest´ultimo di straordinario interesse perché reca impressi il nome del committente - l´arcivescovo di Reggio Antonius De Riccius, che resse la diocesi dal 1453 al 1490 - e il punzone camerale di Napoli.
Di provenienza probabilmente romana la Sfera Greca di Rossano Calabro, dono del cardinale Bernardino Löpez de Carvajal, arcivescovo commendatario di Rossano dal 1508 al 1511.
La Calabria custodisce un consistente e pregevole insieme di busti e sculture del XVI secolo di ambito siciliano e napoletano. In mostra, letteralmente sottratto alla polverosa dimenticanza, il busto raffigurante San Gregorio Nazianzeno del Tesoro dell´Arcivescovado di Cosenza datato alla seconda metá del secolo.
Nel percorso espositivo mancano, purtroppo, alcuni tra i piú significativi esemplari della statuaria cinquecentesca perché tenacemente "protetti" dalla devozione locale: il San Vitaliano di Catanzaro e il celeberrimo busto reliquiario di San Bruno della Certosa di Serra San Bruno che, dopo vari e interessanti tentativi di lettura critica, é ritenuta opera di argentiere napoletano realizzata nel 1516, anno della traslazione delle ritrovate reliquie dalla Calabria a Napoli e del loro parziale ritorno.
Per il Seicento la ricerca condotta sul territorio ha tratto dall´oblio manufatti di grande interesse, giungendo a individuare una " scuola argentaria " di tutto rispetto a Castrovillari: la bottega orafa di Bernardino e Giuseppe Conte, documentata in mostra con opere che vanno dal 1607 al 1677.
Delineata criticamente e storicamente da Biagio Cappelli, l´attivitá argentaria dei Conte, pietra miliare per l´attribuzione di molta suppellettile secentesca di Calabria, allo stato attuale degli studi é nota principalmente a livello locale, ma niente esclude, considerando la dislocazione territoriale del centro in cui si svolse, che possa aver varcato i confini dell´attuale divisione politica delle regioni.
Cospicua e sontuosa la statuaria del Settecento in mostra con opere dei piú prestigiosi argentieri napoletani: da Gaetano e Nicola Avellino che nel 1738 punzonano la Santa Domenica di Tropea, a Nicola De Blasio che nei successivi anni quaranta realizza il busto di San Nicola di Mileto, da Filippo Del Giudice che esegue nel 1765 il San Nicola di San Marco Argentano, a Salvatore Franco e Gaetano Dattilo che realizzano nel 1772 la bellissima Assunta di Gerace. Il percorso si conclude con la quasi neoclassica Sant ´ Anastasia di Santa Severina del 1792 che si ritiene opera di Luca Baccaro o della sua bottega. Promosso da:
Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Calabria
Data Inizio: 01/12/2006
Data Fine: 22/04/2007
Prenotazione: Facoltativa
Prenotazione telefonica: 0984795639 int.118
Città: Cosenza
Luogo: Palazzo Arnone
Indirizzo: via Gian Vincenzo Gravina
Provincia: Cosenza
Regione: Calabria
Orario: Inaugurazione: venerdì 1 dicembre 2006 - ore 17,30
Telefono: 0984795639
Fax: 098471246
E-mail: mostre@articalabria.it
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